San Romedio
Romedio | |
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San Romedio dipinto in un altare a portelle della cerchia di Jörg Lederer (Museo diocesano tridentino) | |
Eremita | |
Nascita | Thaur, 330 |
Morte | Val di Non, 400 o 405 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Santuario principale | Santuario di San Romedio in Val di Non |
Ricorrenza | 15 gennaio |
Attributi | Orso |
Patrono di | Roncio |
San Romedio, in latino Remedius o Remegius (Thaur, 330 – Val di Non, 400 o 405), è stato un eremita del IV secolo, venerato come santo dalla chiesa cattolica.
Agiografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque in una nobile famiglia bavarese,[1] nell'area di una stazione militare, ad una decina di chilometri dall'odierna Innsbruck; identificata con l'odierna Thaur.[1]
In età adulta compì un pellegrinaggio a Roma con due compagni, Abramo e Davide. Lungo il viaggio conobbe Vigilio, vescovo di Trento e i futuri martiri anauniesi Sisinnio, Martirio e Alessandro. A Roma visitò i trofei degli apostoli Pietro e Paolo, le catacombe ove erano sepolti i martiri e conobbe il Papa.
Di nuovo a Trento, decise di lasciare le sue proprietà al vescovo, dato che in quei secoli l'assistenza ai poveri era curata dal clero con servizi permanenti (diaconie). Una parte dei beni sembra l'abbia lasciata pure alla chiesa di Augusta in Baviera.
Forse consigliato da Vigilio, stabilì la sua dimora presso il luogo dei martiri anauniesi, in Val di Non, sulla roccia che poi prese il suo nome. Qui trascorse gli ultimi anni di vita, nella venerazione di Gesù alla stregua dei monaci orientali. Morì nel 405 (forse 400) e fu sepolto in cima alla roccia, in un sepolcro scavato da monaci eremiti.
Culto
[modifica | modifica wikitesto]Storicamente il culto si manifesta nell'VIII secolo, con la costruzione di una cappella più grande della precedente sulla tomba. Verso la fine del I millennio una confraternita provvedeva all'efficienza del santuario ospizio, che andò via via ingrandendosi fino ad occupare l'intero sperone.
Seguirono donazioni dei principi vescovi di Trento, Adalperone (XI secolo) e Ghebardo (XII secolo). Il calendario diocesano in questo secolo contiene la festa liturgica di san Romedio e suggerisce delle preghiere particolari. L'officiatura risale al XV secolo, la messa propria al XVIII secolo e il culto pubblico fu ammesso da Pio X, il 24 luglio 1907.[1][2]
Leggende devozionali
[modifica | modifica wikitesto]Diverse sono le leggende che la tradizione devozionale gli attribuisce:
- L'aver reso mansueto un orso che aveva attaccato il cavallo con cui si stava per recare in visita presso il vescovo di Trento, Vigilio.
- L'aver preannunciato a Vigilio che lo avrebbe avvertito della propria morte «facendo suonare» la campana della chiesa.
- Durante la sistemazione del tetto un operaio cadde e nonostante la grande altezza si ferì solo leggermente.
- Alcuni eventi che avvengono agli abitanti di Coredo, Tavon e Sanzeno vengono collegati al santo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (DE) Joachim Schäfer, Romedio di Tavon, su Heiligenlexikon, 13 marzo 2023. URL consultato il 16 marzo 2024 (archiviato il 30 aprile 2023).
- ^ Oggi nella Storia, Italiano, su netdata.com. URL consultato il 16 marzo 2024 (archiviato il 16 marzo 2024).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Romedio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- San Romedio, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- Santuario di San Romedio, su girovagandointrentino.it. URL consultato il 24 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2013).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 54944472 · CERL cnp00589014 · GND (DE) 118791095 |
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